I Volti Nuovi del Gruppo, Filippo Conca: “Spero di esordire presto nelle classiche più importanti. Il mio idolo? Pantani”
Filippo Conca è il protagonista odierno della rubrica I Volti Nuovi del Gruppo. Il classe ’98 è stato protagonista di un vero e proprio intreccio di ciclomercato, quando a settembre ha firmato un contratto con la Lotto Soudal scatenando l’ira dell’Androni Giocattoli-Sidermec, con cui aveva un accordo già dall’anno prima. Alla fine il lecchese, due volte quinto in classifica generale al Giro d’Italia under 23 e decimo al Trofeo Laigueglia 2020, è approdato nella formazione belga, entrando subito nel mondo del World Tour. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva per conoscerlo meglio e sapere i suoi obiettivi.
Descriviti ai nostri lettori. Che tipo di corridore sei?
Non lo so bene ancora, perché in questi ultimi due anni da Under 23 quando riuscivo a diminuire il mio peso e stare sui 72 kg riuscivo a difendermi bene in salita, ma avevo qualcosa in meno rispetto agli scalatori puri. Poi tendo ad aumentare di peso, quindi non so bene le mie caratteristiche precise.
In effetti da under sei andato molto forte in salita. Anche per il tuo fisico, potresti pensare di specializzarti nelle corse a tappe di una settimana. Eppure hai scelto una formazione come la Lotto Soudal, che forse non ha tantissimi capitani per queste corse…
Sì, la mia squadra non ha l’obiettivo delle corse a tappe ma soprattutto delle classiche e delle singole frazioni. Per un neoprofessionista può essere un vantaggio, perché ti dà molto più spazio che in altre World Tour. In altre formazioni dovrei sempre tirare nelle corse a tappe e non avrei mai spazio per andare in fuga, mentre in una squadra come la Lotto Soudal dovrò lavorare tanto, com’è giusto che sia, ma avrò l’opportunità di andare in fuga e di provare subito a farmi valere in prima persona.
Ci puoi spiegare cos’è successo con l’Androni Giocattoli-Sidermec?
Avevo già firmato con loro dopo il mio quinto posto al Giro d’Italia under 23 del 2019, un accordo valido per il biennio 2021-2022. L’Androni è un’ottima squadra, con loro avevo fatto un ritiro invernale in Spagna, a dicembre. Con il caos del coronavirus però le sicurezze di tutte le squadre in tutti gli sport sono mancate. C’erano meno garanzie ed essendomi capitata un’opportunità in un team World Tour con la Lotto Soudal, ho provato a capire con il mio manager Quinziato cosa si potesse fare. Abbiamo pensato che fosse un’occasione da non perdere. Ci sono stati dei malintesi, ma si è concluso tutto nel migliore dei modi.
Sai già il tuo programma per questa stagione?
Dovrei fare le prime corse in Francia, con il Tour de la Provence. Poi dovrei testarmi nelle classiche del nord, inizialmente minori a febbraio. In seguito dovrei correre le Strade Bianche a marzo e altre classiche minori in Belgio nel mese di marzo. Poi ad aprile non so ancora di preciso i programmi, perché prima di tutto devono vedere come andrò nelle classiche. Fisicamente potrei essere portato per quelle corse e per questo mi vogliono testare, ma per quelle classiche non basta il fisico ma servono altre doti, come il saper leggere le corse e stare davanti senza spendere troppe energie. Sono tanti i fattori che contano.
Ti piacerebbe debuttare al Giro d’Italia o temi che potrebbe essere ancora troppo presto?
A me piacerebbe un sacco correre al Giro d’Italia. Tra gli under 23, sulle corse da un giorno spesso ho trovato qualcuno più in forma di me, ma mi sono trovato sempre molto bene nelle corse da una settimana. Sicuramente queste mie doti di recupero e la mia tenacia possono essere un vantaggio al Giro. Non per fare classifica, ma per arrivare a fine Giro in buone condizioni e provare a inserirmi in qualche fuga per fare bene, oltre a fare esperienza. In ogni caso probabilmente quest’anno non debutterò al Giro d’Italia. Teoricamente, se dovessi fare un Grand Tour, farei la Vuelta. Io comunque spero ancora di poter fare il Giro, anche se è difficile.
La Lotto Soudal ha cambiato molto il roster quest’anno. Per voi neoprofessionisti e nuovi arrivi è un vantaggio o c’è il rischio di avere poco spazio?
Secondo me lo spazio lo si crea riuscendo a essere utile alla squadra e dimostrandosi pronti. Io spero di riuscirci, la squadra si è rinnovata molto e ha preso tanti giovani, con cui mi sono confrontato in questi anni negli Under 23. Hanno preso molti scalatori leggeri e anche per questo vogliono testarmi nelle corse del nord, proprio perché rispetto al passato si sono sbilanciati più verso le salite che sul pavé, dove si è liberato un po’ di spazio. Prima c’era molta più concorrenza. Spero quindi di esordire già nelle classiche del nord più importanti.
Hai già ottenuto una top ten al Laigueglia nel 2020, all’età di 21 anni. È stato quello il momento in cui hai capito di poter avere un tuo ruolo nel gruppo, o eri già convinto prima che avresti trovato spazio?
Sapevo che avrei fatto il salto nel professionismo, avendo firmato il contratto con l’Androni. Il Laigueglia è stata una sorpresa. Sapevo di essere in buona forma in quel periodo, anche se uscivo da due influenze consecutive, ma stavo bene e sapevo di poter andare forte. Sicuramente non pensavo così forte, ho corso un po’ male perché ero troppo indietro nel primo giro. Se fossi stato più avanti, sarei forse riuscito a fare un risultato migliore. Mi sono accorto che tra i professionisti o sono al top, e allora riesco a competere e a farmi valere in corse come il Laigueglia, oppure faccio molta fatica. Basta che il mio livello scenda un pochino per non permettermi di lottare. Questo vale ancora di più nel World Tour. Trovarmi in una dimensione così sarà difficilissimo, però ho lavorato bene e sono fiducioso.
Il tuo idolo in gruppo e da ragazzino?
Da bambino Pantani, anche se non lo ricordo in corsa ho visto i filmati. Il mio idolo da piccolo era Damiano Cunego. Il mio idolo in gruppo adesso invece è Thomas De Gendt, che tra l’altro è mio compagno di squadra ora. Purtroppo non ho ancora avuto modo di conoscerlo perché siamo in due gruppi diversi di lavoro. È il mio idolo per il suo modo di correre da attaccante, e poi non è un corridore qualunque. Ha un motore incredibile, quando vince lo fa dando spettacolo, con attacchi da lontano e distacchi alti.
Se tu potessi vincere una sola corsa in carriera, quale ti piacerebbe che fosse?
Non ne ho idea, forse il Giro delle Fiandre. In Belgio il ciclismo è vissuto in maniera totalmente diversa e spero di poter un giorno, se non quest’anno, almeno correre sia Fiandre sia Roubaix. In una squadra belga poi sarebbe qualcosa di eccezionale.
Che messaggio vuoi lanciare agli appassionati di ciclismo?
Vorrei parlare dei settori giovanili di ciclismo. Io non mi sono spremuto molto tra gli under, ho lavorato sodo negli ultimi due anni e ho fatto un gran salto di qualità. Vedo però sempre più gente della mia età che quando eravamo juniores era dieci spanne sopra di me e ora ha già smesso, secondo me anche perché erano tanto spremuti da giovani. Uno dei problemi del ciclismo in Italia, ma anche in diversi Paesi dell’estero (il nord Europa in particolare), è che si fanno crescere in fretta i giovani come se fossero tutti Evenepoel. Ma i fenomeni, in ogni sport, sono pochi. Se uno non è un fenomeno e viene cresciuto come lo fosse, viene bruciato. Magari passa professionista e fa anche quattro anni da professionista, ma poi non trova più spazio perché le squadre vedono che non ha più margine. Poi io dico così e magari tra tre anni sarò io un corridore finito, ma ho visto che negli under 23 ho avuto un netto miglioramento negli ultimi anni, mentre tanti non sono riusciti a migliorare forse proprio perché erano già spremuti.
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